Nomadi tra il deserto del Sahara e le acque dell'Oceano, si spostavano seguendo la pioggia: per questo "Figli delle nuvole" Saharawi. Dal 1975 lottano per vedersi riconosciuto il diritto di vivere in pace nella propria terra, occupata dal Marocco. All’ingiustizia politica si è aggiunta, nel tempo, la disattenzione mediatica: un’autentica congiura del silenzio, che ha reso i Saharawi un popolo fantasma.

Grazie alla disponibilità di Fausto Biloslavo, reporter di guerra e penna dei maggiori quotidiani nazionali, il Movimento delle Associazioni di Volontariato Italiano, che collabora da anni con il popolo Saharawi, intende realizzare un reportage d’inchiesta sulla difficile quotidianità nei campi profughi. Il viaggio di Biloslavo e di un volontario del Modavi, Marco Cossu, sarà inoltre occasione per consegnare alla comunità Saharawi materiale scolastico e di cancelleria destinato ai bambini delle scuole.

La questione Saharawi

Fino al 1975 il Sahara Occidentale rimase una colonia spagnola. La fine della colonizzazione segnò l’inizio dell’invasione militare da parte di Marocco e Mauritania: circa 250mila Saharawi furono così costretti a lasciare la propria terra per fuggire in Algeria, incalzati dai bombardamenti e dalle violenze dell’esercito marocchino. Da allora la popolazione Saharawi vive divisa tra i campi profughi in Algeria e le zone occupate del Sahara Occidentale.

Le condizioni di vita nei territori desertici sono durissime: privati di un'economia di sussistenza e dell'accesso alla salute i Saharawi sfidano, dalle loro piccole tende e costruzioni in mattoni e fango, un clima che sfiora i 50 gradi d’estate e raggiunge temperature inferiori allo zero d’inverno.

Il Marocco ha tolto loro tutto, ma non la cultura. Anche nelle condizioni più estreme cercano di rimanere fedeli e coerenti alle proprie tradizioni. Credono fermamente, ad esempio, nel diritto all’istruzione, uguale per maschi e femmine: hanno mantenuto un sistema scolastico organizzato anche nei loro campi per rifugiati, salvando così l’identità del popolo e la libertà individuale che, senza alfabetizzazione, non potrebbero esistere.

Le spinte indipendentiste del popolo Saharawi si sono tradotte, in passato, in resistenza politica e militare, con la nascita di un movimento di liberazione nazionale: il Fronte Polisario. Nel 1991, tuttavia, il Fronte Polisario ha deposto le armi, imboccando la via diplomatica per chiedere il rispetto della risoluzione dell’Onu che, già nel 1975, aveva previsto l’indizione di un referendum ancora mai attuato. Ad oggi, il popolo Saharawi continua a sopravvivere unicamente grazie alla solidarietà internazionale.

Origine del progetto

Il Modavi collabora, ormai da dieci anni, con la comunità Saharawi di Tindouf:

Nel 2003 il Modavi, con il contributo della Provincia di Roma, ha provveduto all’acquisto, invio e allestimento di un desalinatore per il popolo saharawi. Grazie a questo intervento, ogni giorno circa 15mila persone possono usufruire di 50 litri d’acqua potabile pro capite.

Nel 2009 una delegazione del Modavi è stata impegnata in attività quotidiane di assistenza ai minori nei campi per rifugiati saharawi, organizzando e condividendo attività ludiche con i bambini, partecipando attivamente alla vita della comunità.
Nel 2012 il Modavi ha realizzato e venduto dei biglietti d’auguri per raccogliere fondi da destinare all’acquisto di materiale scolastico, per dare ai bambini che vivono nei campi per rifugiati un’infanzia il più possibile vicina alla normalità.

Aiuta i Saharawi. Diamo voce al popolo fantasma

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