Non sono mai riuscita a camminare a lungo per lo stesso sentiero senza cambiare improvvisamente direzione, anche là dove non sapevo cosa avrei incontrato.

Diplomata al Conservatorio col massimo dei voti, con un futuro promettente come pianista classica, dopo aver vinto borse di studio per le Accademie di Musica di Lubiana e Budapest, già con alle spalle concerti in Europa e in Giappone, ho deciso di prendere un'altra strada, meno affollata; quella della musica di ricerca.

Mi sono dedicata ad autori meno noti, più recenti, ho scavato in angoli meno battuti dal sole, per trovare perle preziose.

Così ho suonato prime assolute di brani di Nino Rota, Leoš Janáček, Morton Feldman, Bruno Maderna, al Teatro La Fenice di Venezia, al Mills College di San Francisco, alla Conway Hall di Londra, al Teatro Roldàn dell'Avana.

Ho anche registrato un disco negli Stati Uniti con inediti di Feldman, recensito addirittura da The Wire.

Ma essere solo un'interprete mi stava ancora stretto, cercavo, cercavo altrove, cercavo sempre, a volte brancolavo.

Avevo bisogno di dire di più, di parlare una lingua che fosse completamente mia.

Avevo già cominciato ad aggiungere parti ai pezzi che studiavo, ad inventarne di nuovi, e a cantarci sopra.

All'Avana avevo già presentato due progetti originali, uno sulla musica cubana dell'800, da me reinventata, e uno sulle canzoni dei Radiohead, completamente rivisitate col piano e la voce.

Ma non avevo ancora avuto il coraggio di scrivere canzoni completamente mie.

Fino a che ci ho provato, e ho vinto il Premio Ciampi, uno dei più importanti per i cantautori.

Da allora non mi sono più fermata.

Ho pubblicato 4 album come cantautrice, senza mai dimenticare quel mondo di ricerca e sperimentazione da cui venivo, che ho sempre continuato a coltivare.

Nel primo album, IN DOMA, ho avuto come ospite uno dei fari della musica internazionale d'avanguardia, il chitarrista newyorkese Elliott Sharp. E stato lui che mi ha invitato a suonare nello storico locale The Stone di New York, che ora non esiste più. Ed è stato lui, qualche mese fa, a definire powerful il mio solo di apertura a un suo concerto, con Eric Mingus.

Con IN DOMA comincio a farmi conoscere nell'ambiente dell'indie pop-rock italiano, anche se non ci entro mai del tutto.

Questo è un mio cavallo di battaglia, Asteróide 482, un pezzo col quale provinavo i batteristi per capire subito se si sarebbero adattati ai tempi dispari...:

Poi è la volta di PETRINA, il mio secondo album da cantautrice; qui mi cimento nella scrittura di arrangiamenti complessi, per fiati e archi.

L'ospite d'eccezione è David Byrne, che poco tempo prima mi aveva reso l'omaggio più grande, inconsapevolmente, pubblicando alcune mie canzoni nelle sue radio-playlist di preferiti; unica cantautrice italiana, oltre a Carmen Consoli, che avesse mai avuto un tale privilegio.

In questo disco appare anche John Parish, il produttore e chitarrista storico di P.J.Harvey; nella canzone Princess, dedicata a mio padre:

Grazie a David Byrne conosco Jherek Bischoff, compositore originario di Seattle ma con base a Los Angeles che scrive per David Byrne, Caetano Veloso, Amanda Palmer, Nels Cline, Carla Bozulich e molti altri.

Jherek scrive l'orchestrazione per due mie canzoni; una andrà nel disco Petrina, l'altra è ancora inedita, e fa ora parte delle ricompense di questo mio crowdfunding.

Contemporaneamente non rifiuto nessuna occasione di nuovi e appassionanti progetti relativi alla musica d'avanguardia, storica e contemporanea, e pubblico per la Stradivarius un album di inediti di Sylvano Bussotti, assieme al compositore in persona, che mi regala questa bellissima dedica...:

Esiste un brano fra tutti che sintetizza appieno questo mia duplicità musicale: una canzone per sola voce composta da John Cage per la quale invento una versione diversa, col pianoforte preparato.

La mando timorosa alle Edition Peters, a New York, per avere il permesso di pubblicazione (con la musica contemporanea non si scherza...non si possono fare cover come col rock e col pop), per sentirmi rispondere che non solo il brano è piaciuto, ma che intendono pubblicarne la partitura in tutto il mondo.

E' così che mi arriva in casa uno spartito musicale identico a quelli in cui studiavo Bach, Chopin e Brahms al Conservatorio; solo che sulla copertina c'è scritto il mio nome...e quello di John Cage; è una delle ricompense che ho pensato per questo crowdfunding.

Nasce così ROSES OF THE DAY, il mio nuovo brano co-firmato con John Cage, e il mio terzo disco da cantautrice, dallo stesso titolo, pubblicatomi da Paolo Fresu per inaugurare la sua nuova etichetta dedicata alle voci, la Tǔk Voice.

Non contenta della versione piano-voce, ne compongo un'ulteriore, per chitarra e voce. Eccola in questo live:

La mia collaborazione con Paolo Fresu mi spinge ben presto oltre il disco ROSES OF THE DAY, perché Paolo mi invita a registrare con lui e con i musicisti della sua etichetta un album per i 40 anni del gruppo editoriale La Repubblica.

Scelgo di riarrangiare la mia canzone Princess per questa formazione incredibile e unica, che vede, oltre allo stesso Fresu, Gianluca Petrella, Luca Aquino, Bebo Ferra, Enrico Morello, Gaetano Partipilo e Francesco Ponticelli: cambio il tempo, la scansione ritmica, la linea del basso, e cambio anche gli accordi. Ecco il risultato:

Arriva il 2016, l'anno in cui esce il mio quarto ed ultimo disco come cantautrice, BE BLIND, che viene giudicato da Blow Up una delle migliori uscite dell'anno.

E' il mio album più compatto e più solido, sia nelle sonorità rock che sconfinano nel jazz e nell'elettronica, sia nell'affrontare il tema di una società iperconnessa che diviene sempre più cieca.

Questa è Paper Debris, che, nelle parole della giornalista Elena Raugei su Il Mucchio, è il pezzo che Tori Amos sta disperatamente cercando di sfornare negli ultimi anni:

L'album arriva assieme a nuove avventure nel mondo della musica d'avanguardia, sia come cantante, nelle opere contemporanee di Giovanni Mancuso, alcune delle quali prodotte dal Teatro La Fenice, sia come pianista e tastierista di brani folli, come Tastieren!, dello stesso compositore, che dà vita a una vera e propria orchestra di tastiere in disuso.

Giovanni Mancuso è lo stesso compositore con cui sto ideando e registrando un concept album sull'idea di viaggio in un mondo nuovo, da noi inventato e accarezzato. Anche questo disco figura fra le ricompense del crowd-funding.

Nel frattempo continuo a viaggiare per davvero (quando si poteva) e faccio nuovi incontri; suono ancora a New York, San Francisco, Los Angeles, Seattle, Washington DC, Istanbul ed Etiopia.

Qui in particolare incontro Melaku Belay, danzatore di fama internazione e ambasciatore nel mondo della musica e della danza etiope. Con lui metto a punto un progetto in cui danzo, canto e suono, che va in scena all'Istituto Italiano di Cultura in Etiopia.

Da un po' di tempo collaboro con un grande scrittore, Tiziano Scarpa, vincitore del Premio Strega.

Noi due in scena diamo vita ad uno spettacolo, Le cose che succedono di notte, in cui lui racconta le sue storie e io suono, e canto le mie canzoni.

Forse la frequentazione di Tiziano mi contagia; comincio a scrivere anch'io dei racconti.

Prima pochi, poi, con la pandemia, sempre più frequentemente.

Glieli faccio leggere, mi dice che ho il tocco magico, e così continuo, fino a pubblicare un libro.

Anche questo sarà una ricompensa per il vostro aiuto!

P.S.: