Istanti africani - Film-documentario

Dal Sud Africa al Burkina Faso esistono numerose strutture che hanno come

scopo l'accompagnamento dei malati contagiati dall'aids. I mezzi materiali

scarseggiano ma le risorse umane abbondano; esse moltiplicano le proprie

azioni rivolte al''aiuto solidale.

Questo film rende loro omaggio.

L'idea iniziale

Capita spesso quando si parla del tema di questo documentario,l'aids, vedere

i visi delle persone che ascoltano diventare subito seri...

Il nostro film non vuole essere emblematico delle sofferenze dell' Africa.

L'idea é quella di mettere in luce quello che non sempre viene

drammaticamente sfruttato dai media. L'intenzione é quella di mostrare quello

che i malati possono vedere, cioé tutte quelle persone che gravitano loro

intorno, medici, accompagnatori, aiutanti.

Se molti fanno parte del personale medico, altri appartengono a strutture

private, religiose o associative. Alcuni agiscono anche per conto personale.

Noi due, Arnauld e Franck, fotografo e cameraman, desideravamo lavorare

insieme da tempo. Riuniamo le nostre esperienze nello stesso film

documentario.

L'avventura in Sud Africa (2010-2013) - I primi passi...

Comincia qui un'avventura che durerà cinque anni. Fin dal nostro arrivo

all'aeroporto di Johannesburg siamo esposti ad una realtà evidente: siamo

nell'Africa nera popolata da bianchi. Tra il personale dell'aeroporto i bianchi

pullulano, lasciando pochissimo spazio agli africani neri. Strano sentimento di

usurpazione.

Siamo in Sud Africa, terra di contrasti...

Direzione Soweto

Appena arrivati ci rendiamo direttamente al centro del progetto, vale a dire

Soweto... É con una certa apprensione che circoliamo nelle stradine della

periferia di Johannesburg, una delle città piû pericolose al mondo.

"What are you doing in this boring zone?" ci chiede un nero, incuriosito di

vedere degli europei in teoria liberi di andare dove vogliono, in questo luogo

privo di tutto.

Piû lontano ci sarà molto difficile liberarci di un altro uomo, visibilmente

drogato che insiste per servirci da guida nel ghetto.

É cosî che passo dopo passo impariamo la vita a Soweto.

Finiamo per essere tollerati, accolti da una famiglia a cui paghiamo vitto e

alloggio. La gente é risultata essere molto piû accogliente di quanto avessimo

immaginato, e non ci é stato difficile incontrarla e comunicare.

L'immagine di Soweto é completamente cambiata ai nostri occhi; certamente

la sua reputazione resta intatta e il venerdi sera, per esempio non conviene

passeggiare nelle strade per degli europei. Ma nell'insieme la gentilezza delle

persone é stata impressionante, cosî poco abituati ad una presenza

straniera.

I malati

La ragione della nostra venuta qui é di renderci conto del numero di persone

contagiate all'interno del "ghetto"; lo scopo non era quello di contabilizzare

ma di sentire dal vivo la gravità della pandemia.

Abbiamo filmato solo poche persone contagiate, brevemente, con pudore

e...tanta emozione per noi. Queste persone non hanno parlato. Alcune ci

sono apparse come delle ombre, altre in apparenza vive, ma in un altro

mondo vicino al nostro, senza che nessun legame possa riunirli. Nessuna

descrizione potrebbe rendere abbastanza reali queste apparizioni tra la vita e

la morte.

É stata una vera prova di forza e all'uscita da queste visite non ne eravamo

fieri. E perô abbiamo dovuto vedere da vicino la malattia, senza evitarla, per

poter raccontare meglio quello che ci stava a cuore.

Volontari e personale medico

Vicino alla gente che soffre ce n'é altra che veglia, che la segue giorno dopo

giorno, che cerca di sostenerla; perché in mancanza delle cure paliative, il

passaggio dalla vita alla morte si fa grazie all'aiuto di persone di beneficienza

che condividono tra loro le proprie esperienze.

Abbiamo conosciuto queste persone che per diverse ragioni hanno deciso di

dare questo senso particolare alla loro vita.

Cédric De La Harpe, afrikaner, si é dato per missione personale quella di

avvicinare la popolazione di Soweto per venirle in aiuto, di maniera

totalmente indipendente.

Il Saint Francis Hospice é un'istituzione caritativa inglese la cui azione é

internazionale. Agisce soprattutto in Sud Africa a Johannesburg. Riunisce

fondi di sostegno e gestisce una condivisione equa tra i diversi interessati

presenti sul posto. I rappresentanti locali ci hanno permesso di incontrare le

persone dedite alla cura dei malati, ma anche dei gruppi di volontarie, le

"grannies", solidali e attive, la cui devozione é eccezionale.

La "Anglogold Ashanti", importante società privata di estrazione dell'oro in

Sud Africa partecipa, a suo modo, all'eliminazione della malattia; una parte

delle sue risorse é consacrata alla protezione e alla cura dei suoi lavoratori e

delle loro famiglie.

Le motivazioni sono a volte interessate, ma piû ci si avvicina ai malati, piû le

intenzioni sono sincere e gli interessi personali dimenticati.

L'avventura in Burkina Faso (2012-2015) - Da Ouagadougou... a Bobo Dioulasso

I primi momenti trascorsi a Ouaga ci incitano a restare, tanto la città é

animata e avvincente. Ma abbiamo dovuto continuare fino a Bobo, altre

cinque ore di strada. Arrivati le nostre conoscenze avevano formato un

comitato di benvenuto.

Ci siamo recati al Consiglio Nazionale di lotta contro l'Aids e le IST (infezioni

sessualmente trasmissibili) nella regione di Hauts Bassins, per tentare di

centrare la vera motivazione dello Stato, grazie all'aiuto della Signora Sidibé

che abbiamo incontrato. Questa ci descrive un quadro realista della

situazione del paese, senza mezzi termini. Percepiamo che vengono

impiegati diversi mezzi e che la volontà di agire é reale.

I fattori che favoriscono la pandemia tra la popolazione piû povera sono

multipli. Il problema risiede soprettutto nel confronto con i costumi locali, le

idee ancorate dall'infanzia negli autoctoni, per cui l'aids resta un tabû. Tra le

tribû piû arretrate i costumi ancestrali e le credenze che resistono pongono

un freno ad ogni azione condotta dal ministero.

Sul terreno...

Si tratta piû che mai di fare appello alle risorse umane, ad ogni interlocutore

locale. É a questo scopo Che il CADI (centro anonimo di depistaggio e di

informazione) é stato creato; permette di creare un contatto con la

popolazione a rischio. Vengono intraprese delle missioni nella savana con tre

obiettivi: cura, depistaggio e prevenzione.

Il CADI rassembla dei consiglieri psicilogici e degli infermieri. Li abbiamo

seguiti fino a Kadumba, piccolo villaggio il cui mercato settimanale riunisce la

popolazione limitrofa. Era il momento ideale per osservare l'esperienza

diretta dei partecipanti. Abbiamo avvertito un vero impegno a prendersi cura

delle persone tanto psicologicamente che fisicamente.

Nella campagna...

In un villaggio piû importante, Koupéla, incontriamo il capo infermiere che ha

l'incarico del dispensario urbano. Qui opera una picola equipe dai molteplici

compiti; oltre alle cure apportate quotidianamente si tratta di reperire le

persone a rischio o quelle già contagiate e di dirigerle verso l'unità piû vicina

e la piû adatta ai pazienti.

Per tutto questo bisogna superare delle barriere, poiché spesso il marito non

é per esempio al corrente della situazione. Se l'apprendesse potrebbe

ripudiare la moglie trattandola d'infedele. Il compito del corpo medico

presente é quindidoppio, prevenire l'apparizione dei sintomi mantenendo il

malato nel proprio ambiente sociale e familiare.

L'organizzazione "Speranza e Vita"

Grazie all'associazione "Speranza e Vita", molto attiva e iniziatrice del

movimento contro l'aids nel 1980, abbiamo potuto avvicinare delle prostitute

di Bobo Dioulasso. É con grande facilità che si sono confidate; le

problematiche evocate riportano in superficie l'ignoranza e la mancanza di

istruzione sull'aids.

Le prostitute vengono considerate le principali responsabili della

propagazione del virus, ma Germaine, la direttrice delle associazioni di

"CARASARA" lotta affinché non vengano piû considerate dei capri espiatori.

Parte del suo lavoro consiste nel sensibilizzare le donne all'uso sistematico

del preservativo con i loro clienti.

L'iniziativa "ARJ"

Vari progetti si sviluppano sempre sotto forma associativa. Ne é un esempio

la "ARJ" creata e diretta da Alexandre Bagbila.

All'origine di tale iniziativa risiede una riflessione evidente per Alexandre: la

necessità sociale della rivalorizzazione delle donne e la ricerca di

un'autonomia finanziaria, offrendo loro gli strumenti per lavorare e le

conoscenze per riflettere.

Il nostro esempio é una classe dove le alunne imparano a lavorare come

sarte, sotto l'occhio esperto di Gabi, direttrice della scuola. Alla fine della loro

formazione riceveranno ciascuna una macchina per cucire offerta

dall'associazione e cosî potranno tentare di essere autonome

economicamente.

Insieme ai corsi professionalî la signora Salimata interviene sul tema della

prevenzione. La sua personalità e il suo carisma fanno sî che ottenga un

ascolto significativo da parte delle alunne.

All'interno della classe le giovani donne si esprimono liberamente,

certamente piû che in famiglia. Si avverte un reale desiderio di conoscenza e

un' energia che eviterà loro il rischio della prostituzione.

Allontanare le ragazze dalla strada é l'obiettivo ricercato dall'associazione

che ogni giorno ottiene sempre piû risultati. I diversi insegnanti che si

susseguono ogni giorno sono gli attori di questa battaglia silenziosa.